Tre cinte murarie hanno protetto Milano dai tempi dei romani fino alla nascita della città moderna, a fine Ottocento. Ne rimangono le ultime porte e, insospettabilmente alcuni dei fossati. Uno dei quali scorre sotto il centro città ed è parte integrante del piano di riapertura dei Navigli
La cerchia dei Navigli chiude il centro di Milano ricalcando la cinta muraria medievale della città, costruita contro la minaccia del Barbarossa.
Nel centro di Milano, più o meno sotto via Larga, c’è un fiume. È il Grande Sevese, che scorre dai tempi dei romani ricalcando il percorso delle mura massimiane, costruite nei secoli finali dell’Impero (300 d.C. circa). Il Grande Sevese è un tassello fondamentale del piano per la riapertura dei Navigli: trasporta le acque della falda sotterranea verso la Vettabbia e i canali di smaltimento diretti a Chiaravalle e potrebbe contribuire ad alleggerire la pressione del Seveso, che negli ultimi anni ha ripreso ad allagare il nord della città.
Non lontano da piazza della Vetra, dove sorgeva il porto romano, il canale incrocia quella che ancora oggi si chiama la cerchia dei Navigli, un grande anello che segue il tracciato della cinta muraria medievale e che fino agli anni Venti del Novecento era navigato dalle barche.
A proposito di mura: l’espansione di Milano ben si legge negli spostamenti delle sue porte, via via ricostruite verso l’esterno fino a dove le incontriamo oggi, lungo i bastioni spagnoli. Demoliti quasi completamente negli stessi anni in cui veniva coperta la cerchia, hanno anch’essi una stretta connessione con l’acqua: la Darsena si appoggia al tratto meridionale della cinta. Da lì le imbarcazioni che arrivavano in città lungo il Naviglio Grande salivano verso la cerchia, grazie a un ingegnoso sistema di conche e chiuse che permetteva loro di risalire la corrente.
Credit Mappa delle porte: Michele Tucci
Vuoi saperne di più sulla storia della città e sul suo legame con la storia e la letteratura? Allora il racconto dell’amore di Stendhal per Milano fa per te.