Il Castello Scaligero di Malcesine è un castello medievale (anche se la rocca originaria pare di origine più antica), riconosciuto dal 1902 come monumento nazionale. Passato nel corso dei secoli nelle mani di Longobardi, Franchi, Scaligeri, Veneziani, Visconti, Francesi e Austriaci, è stato reso famoso in primis dai disegni, puntuali e dettagliati, e dalle descrizioni, accorate e partecipate, fornite nel suo “Viaggio in Italia” (Italienische Reise, 1813 – 1817) da Goethe, cui sono dedicati un museo e un busto in loco.
L’avventuroso viaggio di Goethe in Italia
Nel “Viaggio in Italia”, infatti, non troviamo un asettico resoconto di viaggio, bensì possiamo leggervi le emozioni che la “terra dei limoni” ha trasmesso al grande letterato di Francoforte sul Meno. L’Italia è stata per Goethe terra d’ispirazione e di calore artistico, tanto che da mutargli profondamente la poetica con esiti forse imprevisti persino da lui; l’obiettivo della sua traversata era trovare la patria degli antichi Romani, quella classica, che vide effettivamente ammirando l’Arena di Verona e che poi, prolungando la permanenza nel nostro Paese ben oltre il progetto originario, esperì a pieno vivendo per un lungo periodo a Roma, prima di toccare Napoli e la Sicilia. Come il suo Mefistofele, anche Goethe ammutolisce di fronte alla serenità classica, che nella tranquilla abitudine al nudo è impermeabile alla vergogna e a ogni compiacimento pudico.
Desiderava visceralmente quelle ispirazioni e quella pace, Goethe, ed era disposto a tutto per incontrarle, tanto che il suo viaggio ebbe un afflato di magico e avventuroso sin dall’inizio: partì infatti di nascosto, senza avvisare né lasciare traccia di sé, il 3 settembre 1786, verso le 3 del mattino, da Karlsbad con un passaporto falso che recava il nome di Philipp Möller, e questo muoversi in incognito gli creò più di qualche problema.
L’accusa a Malcesine
In particolare, il 13 settembre 1786 un vento repentino e fortissimo alzatosi sul Lago di Garda costrinse Goethe a fermarsi per un breve, ma intenso, soggiorno a Malcesine; colpito dalla bellezza del Castello Scaligero, il poeta cercò un posto tranquillo e iniziò a disegnare il castello, quando alcuni abitanti lo scambiarono però per una spia austriaca, in missione per l’imperatore Giuseppe II per progettare un eventuale assalto.
Portato senza troppi complimenti presso le autorità, si trovò a doversi difendere davanti al lento e assente podestà, al suo più sveglio attuario e alla ben più risoluta gente del posto. In questa non certo comoda situazione, se come Philipp Möller avrebbe avuto poche possibilità, come Johann Wolfgang von Goethe diede invece ampiamente prova del suo genio. La memoria difensiva di Goethe al Castello di Malcesine, per scampare l’arresto, pare infatti contenga alcune affermazioni che successivamente egli riprenderà nel “Faust”, la sua opera omnia, in particolare nel passaggio: “Sento ancora il mio cuore incline a quegli errori? Voi m’incalzate! E sia, vi lascerò salire accanto a me dal velo di nebbia e di vapori”.
L’incontro con il suo Faust?
Che sia Malcesine – paese anche di terme, nebbia e vapori – il luogo dove, per la prima volta, Goethe ha incontrato il suo Faust? Che Faust gli sia venuto a supporto in quell’occasione “come appena un nome con cui vengono legate, quadro dopo quadro, le azioni troppo diverse di un Uomo che ogni volta sembra risvegliarsi con una diversa identità”? Che sia proprio il Castello di Malcesine, dunque, il palcoscenico dove, per la prima ma non l’ultima volta, Goethe ha venduto l’anima al Diavolo per salvarsi la vita?
I muri del Castello conservano ancora oggi questo segreto e, se li interrogate attraverso le carte vergate da Goethe, probabilmente vi daranno una risposta che non potrete più dimenticare.
Credit photo: Castello Scaligero di Malcesine, Wikimedia Commons